martedì 10 maggio 2011

Intervista a Fabrizio Azzellini! (prima parte)

Cos'è FATUM? Bella domanda. Per rispondere, bisogna fare innanzitutto un passo indietro, risalire alla fonte, alla scoperta della storia di chi FATUM l'ha ideato, scritto e preparato. Fabrizio Azzellini, regista romano giramondo, trent'anni e troppe poche mani per tenere l'iPad, un bicchiere di vino bianco e la sigaretta contemporaneamente. Per non parlare della macchina da presa...




Ecco il nostro regista....


D. Fabrizio, da dove nasce la tua passione per il cinema e per la regia e come l'hai alimentata?


R. "Trovare un vero e proprio punto di partenza è difficile. Parlando del mio recente passato, o provengo dal settore grafico e multimediale, ed in aggiunta ho sempre avuto la passione per la scrittura. Allora, nel 2000 ho iniziato con la pubblicità e la comunicazione, cercando di unire il tutto in maniera creativa e il meraviglioso parto è stata la “Caffelatte studio” che oggi è la società che contribuisce, in parte, alla produzione di  “Fatum”. Nel percorso che ho intrapreso, esperienza fondamentale è stata quella vissuta alla “New York Film Academy”! E’ con questo tassello che il puzzle ha iniziato a comporsi ed è iniziato secondo me il vero cammino: New York mi ha dato la spinta e le motivazioni giuste per proseguire in questo campo! Nello specifico, ho passato anche 12 ore al giorno imparando il “mestiere” grazie a professori di spessore e caratura internazionale, frequentando fantastiche lezioni con grandi maestri di cinema. In seguito, terminati gli studi, è stata la passione ad alimentare questa voglia di raccontare qualcosa di mio, di esprimere pensieri e di farli arrivare al pubblico nel miglior modo possibile."

D. Quali sono stati le tue "creature" (inteso come spot, video etc...)  e quale ti ha regalato più soddisfazioni?

R. "Sono molte ormai le creature che ho partorito in questi anni (8 solo negli Usa, ndr) ma sono particolarmente affezionato a “Love Trip In An Elevator” che fu nei cinema “IMAX” per una settimana. Una volta rientrato in Italia, l'incontro con Marina Kissopoulos mi ha dato una spinta fondamentale e insieme abbiamo girato molti lavori, tra i quali videoclip musicali e fashion movie. Poi, cira un anno fa, l’approdo in Cina, dove ho lavorato per due stiliste, creando dei fashion movie molto particolari, uno tra tanti “Alter ego”. Nel cuore però tengo custodito gelosamente un lavoro in particolare che mi ha dato e mi continua a dare molte soddisfazioni: si tratta di un corto intitolato “Non ho paura”, un prodotto cinematografico che ha partecipato anche alla Mostra del cinema di Venezia 2010 ed è stato poi presente ad altri festival (a Sapporo e in Spagna), per poi essere recensito negli Usa a New York e Chicago. Sono molto orgoglioso di sottolineare che quest’estate il corto sarà online, via cavo, alla Tv americana, insieme ad alcune mie interviste."

D. Hai studiato regia a New York. Più difficile studiare in America o più difficile lavorare in Italia?


R. "E’ davvero una bella domanda…Il periodo di studio passato a New York è stato sicuramente uno dei più belli della mia vita. Se da una parte non è estremamente difficile per noi italiani entrare nel sistema scolastico americano, a livello culturale, è invece complicato riuscire a capire il concetto di studio, le dinamiche, i ruoli che non ci appartengono. In un paese dove lo specialista è considerato fondamentale, un “tuttologo” italiano risulta a volte inconcepibile nel loro sistema, ma grazie al nostro savoir faire  riusciamo sempre a essere in campo nel miglior modo possibile. Lavorare in Italia invece, paradossalmente, è più difficile: io ritengo che che siano pochi gli ambienti dove i giovani possano riuscire ad imporre nuove idee, tendenze, progetti, c è sempre qualche cosa che manca... probabilmente internet sta diventando uno strumento importante attraverso il quale divulgare nuovi progetti, ma purtroppo i capitali da investire non sono sufficienti per dare vita a qualcosa che rimane nel limbo delle idee, oppure si investe troppo in progetti cosi vecchi quando invece si potrebbe investire su cose di “new generation”!!! Per chi vive per il cinema fa sempre un grande effetto vedere la propria opera sul grande schermo.... ed io sonoparecchio affezionato ad una frase di una celebre serie tv... "qui oggi non vogliono più merda vecchia ma vogliono merda nuova!!!""

D. Quali sono le difficoltà che hai incontrato maggiormente in questi anni nei quali hai deciso di fare il regista?


R. " ... una cosa sulla quale entro veramente in conflitto, in Italia, è che spesso si confonde un regista con colui il quale ha la telecamera e può riprendere di tutto un po’. Secondo il mio parere si tratta di un errore grossolano... di solito ti chiedono “hai una telecamera per fare alcune riprese?”, oppure “porta la telecamera che riprendiamo la festa di”... beh è tutto un altro mestiere, veramente un’altra storia... Poi, incredibile ma vero, tutti si sentono artisti, tutti grafici, tutti stilisti e si improvvisano grandi professionisti del mestiere e “dicono, fanno, impongono”.... io invece, sulla base dell’esperienza vissuta negli USA, ho un concetto abbastanza chiaro della cosa: ad ognuno il suo mestiere!!!"

Continua sul prossimo post!!

Nessun commento:

Posta un commento